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L’ascensore di CASABLU

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Torna il nostro volontario Marco Raffaelli a raccontarci uno spaccato di ordinaria “gratuità” in una delle case famiglia di Spes contra spem

Non esistono ruoli più o meno importanti all’interno di una casa famiglia. Preparare i pasti giornalieri per gli ospiti delle nostre case famiglia non significa solo pensare ai loro bisogni fisici. Significa innanzitutto dimostrare attenzione alle persone, ognuna con specifiche esigenze, ma anche permettere ad altri di dedicarsi a bisogni differenti, altrettanto importanti, che parlano di socialità, ascolto, divertimento. A raccontarci questo aseptto del servizo che si può offrore a Spes contra spem, è il nostro Marco Raffaelli, volontario di CASABLU.

C’è un punto preciso dove due case diventano una casa sola, anche fisicamente. Dove le parole si confondono e chi sta sopra sembra stare sotto e viceversa.

Dove le chiacchiere di Valeria avvolgono tutto e le parole degli operatori del piano terra, le risate di Tiziana e le grida di Donatella non hanno più una direzione certa da cui provengono.

È il punto dove l’ascensore di CASABLU si trova esattamente tra i due piani della casa famiglia (vedi foto).

Quando fai il servizio per la cena a CASABLU le vivande si preparano nella cucina del primo piano e poi si portano, con il montacarichi interno, al piano terra, dove si trovano tutti gli altri.

Sono 12 ospiti che vivono nella casa famiglia, tutti con un disagio fisico importante. Insieme agli operatori, presenti h24, sono in tutto circa 20 le persone che devi servire al pasto serale.

Ormai sono oltre due anni che il giovedì, dalle 18 alle 20, presto servizio di volontariato nella casa famiglia che si trova nel quartiere Nuovo Salario di Roma. In tutto questo tempo molti amici si sono avvicinati e, cosa più importante, sono entrati.

Perché – come dice Luigi Vittorio, presidente di Spes contra spem, che gestisce CASABLU e altre 3 case famiglia  – “il coraggio sta tutto nel superare la soglia di casa. Una volta dentro, ti resteranno nella vita per sempre”.

Il bene non grida, ma il bene ha bisogno di bene, di soldi per sostenere altri progetti e di mani che si vogliono intrecciare con altre mani.

Ma se tu non racconti cosa fai, se non fai uscire CASABLU da CASABLU, mai nessuno saprà che cosa potrebbe fare con il suo tempo e le sue mani.

Ieri sera durante il servizio c’era con me una ragazza che ha iniziato da poco ad aiutare in cucina (di solito viene il mercoledì ma non ha potuto e così, pur di non saltare il suo giorno settimanale, ha voluto recuperare la sera successiva).

È giovane e di speranze bellissime, ha un sorriso che ti accende e ha quasi più tatuaggi di quanti anni si porta dietro. La sera, dopo il lavoro, parte da fuori Roma per venire a CASABLU crescere un po’ di più.

Per operare nella preparazione dei pasti della casa famiglia non serve avere un’esperienza da “Master Chef”. Il menu è standard per ogni settimana, così come ASL comanda.
Ci sono delle attenzioni da seguire per alcuni ospiti che, con gli anni e per le loro patologie, devono evitare alcuni alimenti.

Tutto il giorno c’è Adriana, la cuoca, il “cuore” della cucina che supervisiona ogni cosa, dal vettovagliamento alla preparazione delle pietanze più elaborate.

Preparare i pasti significa fare ciò che altrimenti dovrebbero fare gli operatori della struttura. Così, con il tuo tempo, liberi tempo prezioso alla loro professionalità. Permetti loro di “stare” con gli ospiti di CASABLU, sedersi con loro per parlare con un tempo nuovo, una dialettica diversa: non quella che si usa su una persona che ha bisogno quasi di tutto, ma quella che serve per ascoltare chi desidera comunicare, esprimere davvero se stesso.

E – credetemi – è tanto.

Il nostro tempo lo misuriamo ormai con le cose da fare. I traguardi quotidiani purtroppo non hanno medaglie e non ci fanno sentire sempre campioni. Ma di tutto quel tempo ne resterebbe un po’ per vincere una gara unica, che farebbe la differenza nella vita di chi non ha avuto la fortuna neppure di potersi allacciare le scarpe da solo.

Provate a immaginare di essere voi quella differenza, anche solo per una sera a settimana.

Vi aspettiamo a CASABLU!

 

 

Potete il racconto originale sul blog di Marco Raffaelli.

 

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